L’associazione “A ritmo di bambino” intende promuovere, favorire e diffondere, specialmente nell’ambito infantile e giovanile, la pratica del canto corale, come mezzo espressivo dell’emotività e come esperienza costruttiva in grado di favorire una crescita armonica della personalità. In particolare si propone di
Per il raggiungimento di tali scopi l’associazione
Il canto corale è una delle esperienze più entusiasmanti e coinvolgenti che una persona possa vivere, perché tocca spazi e tempi interni all’uomo, libera emozioni profonde, mette le ali alla fantasia.
Quando a cantare sono i bambini, tutto ciò assume una particolare valenza educativa che va ben oltre gli aspetti artistici e ricreativi. Infatti, attraverso il canto in coro i bambini si allenano all’impegno, alla responsabilità, imparano ad apprezzare le proprie capacità e quelle degli altri. Il canto corale è di per sé un importante momento di aggregazione, socializzazione e condivisione di valori, come l’amicizia, la collaborazione, la solidarietà, e fa capire l’importanza di assumersi degli impegni per realizzare progetti comuni.
Il canto è da sempre radicato nella nostra tradizione veneta, eppure da troppi anni ormai sta andando progressivamente in disuso; i ragazzi sono attirati in un circolo vizioso come consumatori passivi di enormi quantità di musica preconfezionata; in tal modo vengono offuscate le loro potenzialità espressive e creative che attraverso il canto potrebbero invece svilupparsi. Oggi, più spesso di un tempo, si incontrano bambini e giovani che provano vergogna ad esporsi con la propria voce.
Il Piccolo Coro di Conegliano si adopera quindi, lavorando con i bambini, per recuperare e mantenere viva la tradizione canora, ma soprattutto per far scoprire alle nuove generazioni uno strumento formidabile attraverso il quale poter esprimere le proprie gioie, le proprie paure, le proprie emozioni.
La speranza è che il canto possa tornare ad essere esperienza vissuta, in casa, in parrocchia, nella scuola, nei giardini, nei cortili e nelle piazze.
La programmazione dell’attività del Piccolo Coro è uno dei momenti più delicati e di maggiore responsabilità di tutta la gestione del gruppo. È necessario interrogarsi ogni volta sugli scopi e sugli obiettivi e, soprattutto, sui motivi per i quali tanti bambini e tante famiglie vi partecipano per anni. Ed è proprio in questa fase che ogni volta possiamo recuperare il senso del nostro impegno.
Lavorare con i bambini è, anche per questo, un continuo arricchimento e un’occasione per mantenere giovani le prospettive. Ogni volta è necessario confrontarsi con quella che noi chiamiamo dimensione bambino, alla quale fin dall’inizio abbiamo voluto conformare l’attività del Piccolo Coro. Significa
Uno dei problemi principali da affrontare ogni anno, è quello dei nuovi ingressi nel coro. Sono infatti da soddisfare due esigenze contrastanti: verificare il possesso di una minima predisposizione al canto e non sottoporre i bambini a rigide selezioni le quali, il più delle volte, impediscono loro di esprimersi in libertà e di manifestare le effettive possibilità.
Non è sempre facile far comprendere che questo tipo di attività presuppone comunque un minimo di dote di partenza.
Nella nostra esperienza abbiamo maturato la convinzione che l’essere stonati non rappresenta una menomazione, ma il più delle volte significa semplicemente che non si è abituati a cantare, soprattutto con gli altri. In altre parole, «Intonati non si nasce, si diventa!».
Slogan a parte, sappiamo che a quattro o cinque anni pochi bambini sono veramente intonati, ma crediamo che tutti possano diventarlo, con molto e costante esercizio, a volte molto di più di quello che un coro come il nostro può sviluppare con una sola prova alla settimana.
In fin dei conti la voce, come una qualsiasi altra funzione del corpo, ha i suoi tempi di maturazione che sono diversi da bambino a bambino. L’importante è avere l’interesse e la voglia di provare e la pazienza di attendere, senza aspettative a breve scadenza (soprattutto da parte dei genitori).
Ci siamo però presto resi conto che questo lavoro non può essere svolto all’interno di un coro già strutturato, perché nel grande gruppo il bambino in difficoltà si disorienta e regredisce piuttosto che progredire. Ecco perché da diversi anni, per avviare gradualmente i bambini all’uso consapevole della voce e accostarli al mondo del canto corale, abbiamo deciso di organizzare degli appositi laboratori musicali.
Col passare degli anni ci siamo accorti che i ragazzi vorrebbero restare sempre più a lungo nel coro. Evidentemente vi si trovano bene e questo ci gratifica, ma nello stesso tempo ci preoccupa. Non possiamo tenerli nel piccolo coro fino alla laurea! È necessario che i ragazzi adolescenti prendano la loro strada: non possiamo tenerli legati al coro mentre il loro sguardo già spazia lontano, fuori della finestra.
È necessario porre un limite che sia logico ed accettabile.
In questo frangente l’esperienza delle maestre Angela e Mariantonietta si è rivelata fondamentale. Il limite, dapprima fissato alla fine della prima media, è successivamente slittato fino all’inizio della seconda media.
Ogni anno, in occasione della cerimonia di saluto, ci accorgiamo di quanto sia scomodo e perfino doloroso il distacco dei ragazzi dal coro, ma anche il nostro distacco da loro. Eppure, ora che scriviamo queste cose, vogliamo dire a tutti i ragazzi che se ne sono andati per limite di età che questa sofferenza è segno della ricchezza di un’esperienza, che conserva e aumenta il suo valore solo se messa a frutto in nuovi impegni più maturi e responsabili.
Anche noi organizzatori ogni volta soffriamo, ma anche noi ogni volta dobbiamo crescere un po’ per poter recuperare il senso originale del nostro impegno, perché la sfida è sempre la stessa: trasformare un coro di piccoli in un Piccolo Coro.